Omordnilap: vero o falso? Reale o non reale?

Grant Robinson
“Omordnilap” ha di recente provocato un bel po' di azione virale tra i fan. È un vocabolo? Dovrebbe essere un vocabolo? I dizionari sono pronti per accogliere questa stramberia? E, in ogni caso, che cos'è un omordnilap?

 

OMORDNILAP

Questo termine di recente invenzione suona giustamente, quando lo si legge ad alta voce, come una parola pronunciata all’incontrario. Esso descrive parole che, se pronunciate al contrario, costituiscono altre parole; ciò a differenza dei palindromi, che sono la stessa parola tanto se li si pronuncia in un senso quanto nell’altro. Lo omordnilap, se pronunciato al rovescio, dà un’altra parola. “Diaper” (pannolone) diventa “repaid” (ripagato), e “stressed” (stressato) diventa, opportunamente, “desserts”.
Nuove parole entrano continuamente a far parte della lingua. Shakespeare fu ai suoi tempi responsabile dell’introduzione di più di 1700 vocaboli. “Hashtag” e “selfie” fanno ora parte del lessico globale, ma vent’anni fa erano inaudite. L’uso è la prerogativa che rende riconoscibile una parola, e che può finire per farla includere nei dizionari.
“Omordnilap” ha altrettante ragioni per essere formalmente inclusa nel lessico quotidiano di qualunque altra parola. Ironicamente, l’oggetto che serve ad indicare sembra precludere al vocabolo la possibilità di venir impiegato abbastanza frequentemente da essere inserito nei dizionari. È improbabile che la frase “oggi ho visto un omordnilap stupendo” sia stata mai pronunciata al di fuori di una ristretta cerchia di logomaniaci. Specialisti di marketing troveranno per un omordnilap originale delle opportunità uniche per le allitterazioni, ed alcuni rapper li usano in maniera istintiva.
Omordnilap non è certo una di quelle parole che colano dalla lingua come miele. Il fonema a tre consonanti, nel mezzo della parola, suona maldestro, ed inciampa su una lingua perplessa. Le vocali, in quell’ordine, suonano anch’esse sgraziate. Tuttavia, che sia un vocabolo brutto non vuol dire che non sia un vocabolo. Descrive una legittima peculiarità del linguaggio, e per ciò stesso merita un posto nel lessico.
I vocaboli di cui viene fatto un uso regolare, e diventano comuni, finiscono per essere inseriti nei dizionari. Omordnilap potrebbe non avere mai quell’onore, dato che non verrà mai usato abbastanza spesso da essere considerato un vocabolo di uso comune. Se però le cose stanno così, c’è da sorprendersi che una qualsiasi parola di ambito scientifico possa fare il suo ingresso in un dizionario.
A difesa dello omordnilap, c’è da dire che non è meno comune di “onomatopea”, che sta proprio lì, al suo posto, fra le O; e se è per questo, non lo è meno di tante altre parole usate di rado. La giuria preposta al dizionario sembra che si tratterrà, per deliberare su questo vocabolo, un bel po’ più a lungo del solito. Se un fenomeno esiste, certamente necessita di un vocabolo che lo descriva. Una comunicazione che voglia essere chiara lo esige. Anche se, visto che ci stiamo mettendo a inventare parole, forse sarebbe meglio crearne che suonino meglio, e siano più facili da pronunciare.
 
 Lo omordnilap, se pronunciato al rovescio, dà un'altra parola.
 

ALCUNE COSE SUI PALINDROMI

I palindromi sono delle particolarità del linguaggio, per cui una parola suona nello stesso modo che la si legga in un senso o nell’altro. “Madam”, “level”, “civic”, sono esempi di palindromi nel linguaggio quotidiano. Non solo parole, ma anche intere frasi, numeri, o d’altronde qualunque successione di caratteri, possono formare dei palindromi.
Frasi che formano palindromi non sono generalmente di grande utilità, ma sono comunque una fonte di curiosità. “E poi Martina lavava l’anitra miope” potrebbe risultarvi di una qualche utilità, se conosceste una Martina che è solita lavare anitre miopi. “No lemon, no melon” vi potrebbe fare comodo se siete un fruttivendolo inglese, ed avete effettivamente terminato limoni e meloni. Dei vegani arguti avranno ben ragione di dire “Ew! Eat a ewe?” (“Bleah! Mangiare una pecora?”). In ogni caso, perché si potesse pronunciare quest’altro: “God! A red nugget! A fat egg under a dog!” (“Dio! Una polpetta rossa! Un uovo grasso sotto un cane!”), sarebbero richieste delle circostanze davvero peculiari!
Palindromi con i numeri si verificano sotto forma di date, ogni 110 anni; il 2002 è stato il più recente, ed il prossimo sarà il 2112. Fra l’una e l’altra di queste occorrenze secolari, le date del calendario possono anch’esse costituire dei palindromi. Se usiamo il formato gg-mm-aaaa, il 6-10-2016 si può leggere in entrambi i sensi, così come sarà per il 02-02-2020. Eppure le date palindromiche sono rare; sarebbe facile costruire superstizioni attorno a tali propizie rarità.
Possono esistere anche immagini palindromiche, o ambigrammi. Queste divertenti curiosità sono delle immagini che sono uguali anche se le si guarda sottosopra. La lettura della parola non è però generalmente un palindromo. I caratteri sono di solito manipolati ad arte per ingannare l’occhio, e fargli leggere una lettera come se fosse un’altra. Lo scrittore ed artista Clive Barker se ne serve con successo per le sovracopertine dei libri della sua serie Abarat.